Il primo di questi segnali indesiderati, soprattutto nelle piccole camere CCD o CMOS commerciali non raffreddate o raffreddate elettronicamente (attraverso una o più celle di Peltier), è il segnale termico o corrente di buio. Indipendentemente dal fatto che il nostro sensore sia o meno esposto alla luce, esso genera degli elettroni in numero proporzionale alla temperatura di esercizio. Infatti se copriamo il telescopio, e facciamo un'esposizione completamente al buio, non otteniamo un'immagine perfettamente nera con tutti i valori dei pixel nulli, come ci si potrebbe aspettare, bensì un'immagine "granulosa" con il tipico "effetto neve" dei ricevitori televisivi.
Il tipico aspetto con "effetto neve" di un dark frame. Si noti anche che è presente una "struttura" diagonale a 45° dal basso a sinistra in alto a destra: questa è tipica soltanto del CCD utilizzato in questo caso, un SITe retroilluminato: sono i segni visibili della fresa utilizzata per assotigliare lo strato di semiconduttore per renderlo più sensibile alle lunghezze d'onda più corte.
I valori dei pixel che compongono il THERMAL FRAME dipendono sia dalla temperatura che dalla durata del tempo d'esposizione e questa dipendenza è generalmente molto regolare e lineare. Ad esempio è possibile vedere che in un sensore CCD gli elettroni contenuti nel THERMAL FRAME raddoppiano ogni aumento di temperatura di circa 6 °C mentre, fissata la temperatura, gli elettroni contenuti nel THERMAL FRAME aumentano linearmente con il tempo d'esposizione. Tutte queste informazioni ci saranno utili quando affronteremo l'importantissimo argomento del preprocessing delle immagini digitali. Solo attraverso un corretto preprocessing potremo finalmente ripulire di tutte le impurità le nostre immagini GREZZE.
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