giovedì 13 gennaio 2011

Il filtro M.C.M.: un altro esempio

Per illustrare meglio la funzionalità e l'efficacia del filtro M.C.M., analizziamo un'immagine ripresa da Nick Howes al Faulkes Telescope North (un telescopio completamente remotizzato di 2 m. di diametro posto alle Hawaii presso l'Haleakala Observatory e gestito dall'organizzazione LCOGT). La cometa oggetto della ripresa stavolta è la C/2007 Q3 (SIDING SPRING).


Anche in questo caso come è possibile notare dalla traccia delle stelle fisse, si tratta in realtà di un'immagine composta dalla somma di 11 frames ripresi con un normale filtro rosso (di Bessel) a banda larga. Ma la cosa notevole di questa immagine è il campionamento: 0.2785 arcosecondi/pixel con un seeing medio di 1.3 secondi d'arco! (In realtà abbastanza normale per il cielo delle Hawaii). Fantastico! Sembra che i "prof" del FTN abbiano preso alla lettera le mie considerazioni sul principio di Nyquist. Si tratta dunque di una serie di immagini riprese in condizioni che noi poveri astrofili italiani ben difficilmente possiamo ritrovare (compreso il telescopio da 2 metri...).
Ebbene se applichiamo il filtro M.C.M. alla chioma di questa cometa, ecco cosa scopriamo:


Nella breve sequenza qui sopra possiamo notare in bianco e nero l'immagine originale e in falsi colori la relativa trasformazione dopo l'applicazione del filtro. Appare evidentissimo nella parte in basso a destra la presenza del frammento distaccatosi dal nucleo della cometa, accompagnato da un'area di forte attività.

Nel filmato che segue viene riportata una sequenza più lunga formato dalle immagini riprese il 17-20-27 marzo e 2-12 aprile: è possibile notare la progressiva attenuazione dell'evento.



Mentre, per chi capisce l'inglese decisamente stretto di Nick Howes, ecco una sua intervista a riguardo su YouTube:




Infine vi riporto alcune considerazioni di Giannantonio Milani, responsabile della Sezione di Ricerca Comete UAI e coordinatore del gruppo CARA, riguardo all'utilizzo e al funzionamento del filtro M.C.M.:

In linea teorica un nucleo sferico che emette polveri in tutte le direzioni a velocità e quantità costante dovrebbe creare una chioma perfettamente simmetrica e , in questi caso, se applicassimo il filtro MCM otterremmo una chioma "regolare" sostanzialmente identica all'originale.
Ma l'effetto di accelerazione dovuto alla pressione di radiazione solare sui grani di polvere e il fatto che i nuclei cometari non emettano gas e polveri in modo isotropo, rende spesso le chiome cometarie tutt'altro che simmetriche. A questo possiamo anche aggiungere gli effetti dovuti alla prospettiva e al modo in cui la nostra linea di vista e' posizionata rispetto al Sole a e ai dettagli della chioma.
L'MCM, creandoci una chioma "regolare", che rappresenta l'andamento medio della chioma reale, ci permatte di mettere in evidenza anche piccolissime disomogeneità nella chioma.
Spesso potremo avere un eccesso di luminosita' in direzione del Sole, in corrispondenza del lato diurno del nucleo maggiormente eccitato dalla radiazione solare.
Ma a volte, ad esempio in presenza di fenomeni di disgregazione del nucleo, potremmo anche trovare un eccesso di luminosità in direzione della coda.
L'interpretazione non è mai semplice o scontata ed è resa più complessa dal fatto che generalmente le osservazioni sono effettuate con filtri a banda larga (BVRI o RGB) che non discriminano in modo rigoroso tra emissioni gassose e polveri.
Nel blu e verde nelle comete attive avremo spesso una forte contaminazione gassosa, nel rosso dominerà più la polvere ma possono essere presenti ancora emissioni sia nella chioma che nella coda.
Interpretazioni di immagini senza filtri sono ancora più problematiche perchè per nulla selettive.
Risultati più incisivi da un punto di vista scientifico richiederebbero l'utilizzo di filtri a banda stretta che però comportano diversi problemi aggiuntivi, anche di calibrazione, ed il fatto di dover avere una cometa luminosa per raggiungere un elevato rapporto segnale/rumore.
L' MCM non fornisce di norma un andamento 1/r ma ci si può aspettare che in generale non se ne discosti troppo, salvo in caso di eventi peculiari come frammentazioni del nucleo, outburst, ecc..
la formula più corretta potrebbe essere 1/r^n con n=1 se ovviamente fossimo uguali a 1/r.
In caso di evidenti disomogeneità però non rispetterà esattamente neppure questa formula, che sarà tuttavia indicativa.

1 commento:

theyogi ha detto...

salve, vorrei il conforto di un parere esperto, non vorrei scambiare lucciole per lanterne! cmq grazie dell'attenzione....

http://senonricordomale.blogspot.com/2011/06/urca-ho-fotografato-nibiru.html